giovedì 23 maggio 2013

Un brillante futuro alle spalle


Nel caso vivessi tanto mi riconoscerai sicuramente, sarò quello che fa le inpennate con la carrozzella nel corridoio dell’Istituto per anziani.  

Ti chiedo di non essere gelosa se, per caso, cercherò di molestare le infermiere con il mio "excalibur" ormai arrugginito.
Sarò irrimediabilmente innocuo.
Alla meglio potrò sollevare il plaid che mi ricopre le gambette catatoniche per mostrare il catetere a guisa di patetico simulacro di ciò che fu, una volta, uno svettante stendardo di maschia virilità.
Il tempo è uno spietato usuraio che a forza di interessi, alla fine ci deruba di tutto.

Probabilmente con la scusa di vederci poco, quando ti incontrerò,  cercherò di toccarti il sedere.  
Porta pazienza anche per questo e perdonami che tanto avrò il delirium tremens e potrò solo farti l'effetto del vibracall.

Credo, comunque che ci sarà da divertirsi rivangando i vecchi tempi, sorseggiando una “caipirosa” che altro non sarà che la versione analcolica del famoso cocktail, ma con la gazzosa.

Immagino uno stralcio del nostro incontro prossimo venturo come in un film ancora da sceneggiare, una sorta di aneddoto che forse accadrà ma raccontato in terza persona.

Lui, ormai calvo e con spessi occhialoni da miope, impennando la sua sedia a rotelle, ma con gomme tacconate da cross, si accosterà, con un perfetto parcheggio vicino a Lei, adagiata sulla sedia a dondolo nel giardinetto della casa di riposo, intenta a completare un sudoku in aramaico (vestita sobriamente in completo blu da corista).

Lui, sistemandosi la dentiera: “"Uè, ma tu sei la, la…Boh! Niente?"

Lei, con ritrosia: "Chi è lei? Vada via brutto teppista che altrimenti chiamo la polizia...Maniaco. Stia attento che sono esperta di kick-boxing”.
Lui, che è anche sordo: “Non sono trappista, sono laico”.

Lei: “Anche se è laido non mi impietosisce e poi io quella roba lì non la posso mangiare, non la digerisco”.

Lui: “?”
.
Lei:: “…”

Passano i minuti nel silenzio.

Lui: “Cosa stavamo dicendo?”

Lei: “Non mi ricordo”

Lui: “Ci conosciamo per caso?”

Lei: “Mah! Forse ci siamo visti, lei è mai andato allo Zoo? Da spettatore, intendo.”

Lui: “Eh! Non ci sono più le stagioni di una volta, ma sa che lei mi ricorda una ragazza che conobbi….conobbi…in quel posto, non mi viene la parola,  ma sì per andare di là, quel posto là…Insomma ha capito?”

Lei, alzandosi: “Beh, devo andare alla partita di pallavolo. Oggi giochiamo contro i tetraplegici. Abbiamo messo su una squadra niente male con gli amici dell’Ospedale. L’unico problema sono le schiacciate…Sa com’è con la flebo non vengono bene le alzate a rete”.

Lui, fingendo interesse: “Eh già! Anch'io non dormo più come una volta”.

Lei: “Ora devo proprio andare, ho l’auto proprio qui in cortile,  magari la prossima volta parliamo, comunque mi chiamo…si insomma se vuole mi può chiamare Signora”.

Lui, con il labbro tumido, tremolante: “Signora? Sento già di amarla, si l'amo”

Signora: "Come fa a saperlo?"

Lui: "Quando sono vicino a lei mi manca...mi manca il fiato"

Signora: "Ma quella è l'asma"

Lui: "Allora, io l'asmo"
.
Signora: “Ma sono già impegnata con un ragazzo di 96 anni di Geriatria”

Lui: “Posso magari sperare?”

Signora (sgommando sul suo bolide scoperto e sollevando un nuvolone): “La speranza è sempre l’ultima a morire”.

Lui, soffocando: "Coff! Coff! Ecchecazzo quanta polvere! Ti ho detto che già non mi fai respir...". 


Amo le storie a lieto fine.

3 commenti:

ross ha detto...

"Passa il tempo sopra il tempo ma non devi aver paura sembra correre come il vento però il tempo non ha premura.Piangi e ridi come allora ogni gioia ogni dolore puoi ritrovarli nella luce di un'ora"
De Andrè,La stagione del tuo amore

Visir ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Visir ha detto...

Si dice che l'essere umano una volta si interrogava sul tempo e sull'eternità.
Oggi pensa alle rughe.