giovedì 10 aprile 2008

Fatti e Opinioni


Ovvero: come smettere di migliorarsi

Riflettevo sotto un albero dopo aver trovato miracolosamente posteggio per l’automobile nel centro città, sul un film di guerra visto ieri sera: Full metal jaket.

Curiosamente oggi mi domandavo come, ciò che generalmente viene considerato abbietto in tempo di pace (?) trova il suo apprezzamento in tempo di guerra.
Persone uguali (nei propri sogni, speranze, paure, illusioni) sono vestite di uniformi diverse e così si massacrano senza quartiere e con reciproco impegno e dedizione.
Parallelamente consideravo le diverse ideologie, religioni, gli usi ed i costumi appunto diversi in ogni angolo del mondo e che scatenano ogni sorta di conflitto.
Milioni di morti in nome della religione, inaudite sofferenze per spostare un confine di pochi chilometri, qui si parla “Cin”, la invece si parla “Bong” e giù botte: Fantastico!

Quello vede la Madonna, quell'altro digiuna per il debito del terzo mondo, un altro corre dietro alle veline: Spettacolo!

Non che, in linea di principio mi stupisca più di tanto che l’uomo, nella sua follia, faccia di tutto per complicarsi la vita salvo poi lamentarsi.
Come premessa non ha nulla di nuovo, ma ho rinunciato già da tempo alla vanità di dire qualche cosa di originale.
Sono ultimamente un convinto fautore della mediocrità.

Le parole e le teorie, specie quelle nuove, sono esche per pesci annoiati più che affamati.
Non ho bisogno di cose nuove, ma di un nuovo modo (più ampio) di vedere, anzi non ho bisogno neanche di quello, ma godo nel guardare principalmente me stesso e poi i miei simili.
Ecco allora che mi trovo a sostenere che alla fine l’unico fondamento su cui possiamo appoggiare le nostre gambe sono i fatti, ma quali fatti?
Certamente fatti reali confortati da dei dati altrettanto reali che: sperimentati e vissuti in prima persona, possa dichiarare di essere veramente miei, ma allora tutto è possibile.
Per il santo è reale vedere Dio, per il libertino vedere il sesso, anche nel medesimo evento.
Cosa ci dice che quello che sto percependo è vero?
L’unico dato di realtà su cui fare affidamento è il corpo.
A patto che il corpo sia libero dalla mente o meglio dai condizionamenti della mente, altrimenti si torna a bomba.
Il resto, tutto il resto, sono opinioni che, come diceva Clint Estwood: “Sono come i testicoli, ognuno ha i suoi”.
Con buona pace per le donne che dovranno sostituire la frase con le corrispondenti parti anatomiche di cui sono dotate.

Ecco allora che posso orgogliosamente dire che conosco ben poco, sono certo di esistere ma il resto…boh?
Fatta questa semplice premessa (banale) ecco che tutto il castello delle idee crolla.
Crolla la religione, crollano le ideologie, crollano le certezze su cui facciamo affidamento: posizione sociale, proprietà e anche amori e relazioni interpersonali ecc. ecc.
L’altro è, e resterà sempre un’incognita. Il mondo un enigma. La vita un mistero. Il futuro un'incertezza per non parlare dell'aldilà.
Cosa resta?
Poco, per non dire nulla.
Stranamente questa constatazione, invece di lasciarmi nello scoramento di un nuovo nichilismo, mi fa sentire leggero, respiro…Ah! Che bello.
Allora guardo i passanti imbronciati e frettolosi, con rinnovato stupore, il cielo mi sembra più azzurro, l’aria più fresca, il mio essere si compatta.
Ascolto i miei piedi che poggiano sull’asfalto e sento il peso del mio corpo che quasi affonda.
Meraviglia!
Non so nulla, non devo dimostrare nulla, non mi serve niente; Ho così tempo per guardarmi intorno e anche la malinconia che mi accompagna ogni tanto mi lascia stare.
E dove si attaccherebbe mai?
Mi sembra la scena finale di Odissea 2001 quando vengono tolti i banchi di memoria al super computer Hall 9000, e man mano dimentica ogni cosa.
Il male è nella mente?
La perfetta saggezza è dunque una perfetta ignoranza?

Non so perché ho iniziato a scrivere, non so cosa volevo dire, non so quasi più... Rimane solo un sorriso (ebete?).

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