giovedì 10 aprile 2008

Se vuoi parlare d'amore...taci.


Nasciamo dal sesso, se non esistesse il sesso io ora non scriverei, ma ancora meglio non esisterei.
Il sesso permea come forza primaria tutta la vita e come potrebbe essere diversamente?
È nostro Padre è la nostra Madre.

Millenni di condizionamento religioso hanno indelebilmente scritto nel nostro cuore che il sesso è una cosa sporca, materiale, animalesca; in confronto all’eterea bellezza dell’amore (inventato ad hoc), al sublime distacco dall’egoismo e che solo questo nobile sentimento ci dona, ci emancipa, dalla Natura e ci rende simili a Dio (che è notoriamente senza sesso, ma solo “Amore”).

Ecco che la frattura nell’uomo è compiuta. In questo spazio sotteso fra opposti si intravede l’abisso dell’inferno.

Poesie meravigliose, sospiri e sguardi rapiti verso il cielo fanno da ottundimento alla naturale realtà che ci spinge una volta generati a vivere, nutrendoci di altra vita, per dare vita ancora e ancora, sino alla consumazione dei secoli.

Solo nella copula disperata l’uomo scongiura la condanna a conoscere, unico nel suo genere, la certezza della fine. Se non può aderire a questo imperativo, la sua pulsione si indirizza ad un altro modo di espressione, ma la radice è la stessa, esorcizzare la fine . Eros e Thanatos è l’indissolubile abbraccio raccontato degli antichi. Vi siete mai chiesti il perché di questa “stana coppia”?.

Noi abbiamo perso la nostra innocenza non a causa del sesso, come sostengono molte religioni, ma a causa della consapevolezza della nostra morte che ci attende alla fine di questo corridoio, a ridosso di questo pugno di anni maledetti.
L’alito della fine ci ricorda sempre l’impermanenza della nostra forma materiale, ci sottolinea la vanità di ogni azione, di noi poveri diavoli.
Sesso è l’amor materno, sesso è l’amicizia, sesso è l’amore, ma se non vogliamo sostenere Freud e un concetto desueto, allora ampliamolo con una visione dove tutto è solo pulsione a vivere e nulla c’è oltre quest’urlo che nell’orgasmo ci fa perdere noi stessi in un irresistibile desiderio a dare nuova vita.

E ce la possiamo raccontare finche ci pare, ma se un uomo guarda dentro la propria anima (o qualunque cosa possa definirsi questo senso di essere) sentirà chiaro l’unica parola che riecheggia nel proprio corpo: Vivi!

Vivi non solo in te stesso, ma negli amici, nelle persone del mercato, nei figli, nelle amanti, nel cibo, nella terra che pesti sotto i piedi e nell’aria che entra come vento nei polmoni.
Nella vita troviamo ogni risposta, anzi meglio, cessano le domande.
Questo non vuol dire stordirsi, anzi! E’ essere desti finalmente, poiché il tempo corre e non dobbiamo pensare che se ne vada, ma che arrivi.

L’anima non conosce la vecchiaia…non dimentichiamolo mai.
Abbiamo bisogno vergognosamente di nobilitare i nostri impulsi, di razionalizzare i nostri istinti che sono semplici, sono buoni, sono facili.
Pervertiti dalle parole e dai falsi concetti creati ad arte per dominarci, abbiamo definitivamente rinunciato alla primogenitura di essere Uomini per un piatto di lenticchie, un auto di serie e un abbonamento alla televisione satellitare.

Conquistare all'ora il cuore dell'altro può apparire uno scopo nobile, e certamente lo sarebbe se non avessimo già un cuore in noi stessi.

Quanto poco sappiamo … e penso che c’è veramente poco da sapere, ma ci sarebbe molto…molto da vivere.

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