lunedì 14 aprile 2008

Il brutto, il buono e il cattivo.



Il concetto di cattiveria come quello di bontà, di bellezza ecc. ecc. appartengono alla morale.
La morale non è un dato oggettivo, ma soggettivo.
Per un talebano e un sefardita non vi potrà mai essere un incontro su questo piano.
Il punto di unione tra gli uomini deve essere oltre questo confine, che è di fatto una prigione.
La morale ha sempre diviso.
Il punto di unione quindi può avvenire solo su dati oggettivi, e di dati oggettivi bisogna parlare, se in qualche modo vogliamo capire la natura di cui siamo fatti.
Non dobbiamo fare mai confusione fra ciò che è soggettivo e temporaneo e ciò che è oggettivo ed eterno.

Sulla natura dell'uomo possiamo dire tutto e il contrario di tutto finché restiamo su un piano concettuale, diversamente se andiamo a vederne gli elementi costitutivi dell'uomo siamo tutti d'accordo, ma soprattutto vi è un incontro e una trasformazione.

Per esercitare un diritto (fossanche fare il bene) bisogna essere liberi, lo ribadisco per i più distratti.
Senza questa condizione non vi è vero bene, ne vero male, ma solo fatti che visti da prospettive diverse possono essere giudicate in maniera diversa.

Le cosiddette persone ordinarie o civili, non si conoscono.
Per conoscersi sono necessarie alcune condizioni che a ben vedere nessuno, o quasi, auspica per se stesso.

La condizione principe è la difficoltà.
La seconda condizione è la solitudine.
La terza è la capacità di pensare correttamente.

La difficoltà non deve essere subita, tipo una disgrazia, (ti investe un camion e resti in ospedale per tre mesi, oppure perdo tutto il mio denaro e devo ricominciare da zero).
La difficoltà deve essere scelta liberamente.
Oggettivamente, ad un esame esteriore non cambia nulla, ma interiormente la differenza è grandissima.
Il dolore di una colica e quello del parto sono molto simili, ma lo spirito con cui si affrontano questi due momenti sono molto diversi, e la trasformazione che opera in noi una libera sofferenza va di pari passo con la nostra profondità (qualsiasi madre che ha fatto esperienza di questo mi capirà).

La seconda condizione, come dicevo è la solitudine.
Fa ancora più paura e la si rifugge peggio della scabbia.
Vi sono solo tre modi per essere soli realmente a questo mondo.
Sul campo di battaglia, oppure quando la propria vita è realmente in pericolo.
In prigione.
In meditazione.
Altri modi non c'è ne.

La terza condizione, cioè il pensare correttamente, è ancora più rara e ardua.
Tutti pensano di saper pensare in maniera logica e giusta, ma in realtà non è così.
Per saper pensare correttamente la mente DEVE estirpare da se stessa come un cancro maligno tutti quei processi inutili che non corrispondono a dati reali e soprattutto attuali.
Quindi la capacità di distinguere ciò che è da ciò che appare ma anche da cosa è solo immaginato e ciò che è realmente vissuto. Aprire gli occhi al reale non è mai facile.
Un buon dato di realtà e un ottimo punto di partenza è il tempo presente, se una cosa è accaduta non esiste, se forse accadrà, non esiste lo stesso.
Per realizzare un corretto pensare si utilizzano delle tecniche di respirazione speciali, in quanto mente e pensiero e respiro sono intimamente legati.

Realizzati questi presupposti e grazie a molti sforzi e sofferenze volontarie è possibile cominciare a conoscersi e auto-determinarsi, tutto il resto sono chiacchiere per far prendere aria i denti.


Chi non ha vissuto queste esperienze con totale coinvolgimento non può dire di conoscersi, se non parzialmente, quindi non può dire nulla a proposito del bene o del male.

Fine della storia.

1 commento:

Haemo Royd ha detto...

Marika quel giorno indossava lingerie di Hermes,(come si sa le benestanti indossano Hermès, le povere l'Herpès), Haemo la guardava rapito:"Sei un'apparizione, sei reale?" chiese con voce roca, il cuore a 130.
"Tasta qua testun!" disse lei porgendogli le enormi ghiandole mammarie.
"Mi sento libero alla faccia di Kant!" disse lui e la amò dalla posizione 4 alla 13 del kamasutra.
Ciao Visir da Haemo Royd